Ho cominciato ad invitare la campana a sedici anni. Diciamo “invitare la campana” invece di “suonare” o “battere” perché la consideriamo un’amica e desideriamo invitare il suo suono nel nostro corpo. Invitare una campana a suonare è di per sé un modo semplice per rilassarsi. Quando sentiamo la campana, inspiriamo ed respiriamo lasciandoci penetrare da quel suono meraviglioso, tutto qui.
Se non abbiamo una campana possiamo utilizzare un altro suono: lo squillo di un telefono, un aereo che ci passa sopra la testa, i rintocchi di una pendola, un suono programmato al computer o i suoni della natura intorno a noi. Possiamo usare persino il suono di un martello pneumatico o due un aspirapolvere.
Rilassarsi in consapevolezza- Thich Nhat Hanh
L’esperienza che ho con la Campana Tibetana è di un’ amicizia nata lentamente e anche con diffidenza da parte mia.
La Campana inizialmente non voleva incontrarmi, ossia non voleva suonare;
a nulla valeva la postura, la posizione che potevo assumere oppure, la leggerezza della mano che potevo usare.
Niente, la campana non voleva suonare con me e questo mi infastidiva molto..
Finalmente, sul punto di abbandonarla sopra il tavolino e usarla come contenitore per le caramelle, in mio aiuto è venuta la “maestra del suono”: la Presenza.
Un giorno, “per caso”, ho percepito che la Campana mi chiedeva una sola cosa, la presenza completa mentre compivo quell’atto di amicizia con lei.
Non poteva esserci nulla di più nella mia mente; né il prima, né il dopo, solo l’adesso.
Il suono dolce e prolungato mi ha ripagata della frustrazione provata nei vani tentativi di forzare qualcosa di prematuro.
Ho sentito il suo suono, con le orecchie e con tutto il corpo; incontrandoci dentro uno spazio-tempo magico ho compreso che la Campana, come le relazioni, hanno bisogno di presenza.
Alla presenza come alla consapevolezza ci si può lavorare e si puo’ fare attraverso diverse strade, non si raggiunge una volta per tutte, piuttosto e’ un addestramento che dura tutta la vita.
Certo che quando accade, il tempo non esiste più, viene sospeso come in un grande caldo abbraccio.
Buon lavoro!
Ph di Irene Navacci
