Ogni azione, attività e pensiero sono stati legati dalla consapevolezza di essere cresciuta interiormente e professionalmente. Ho abitato l’azione e allo stesso tempo il silenzio interiore. Non ho avuto la necessità di separare il mio mondo interno dal resto e per questo mi sento molto grata.
Pubblico qualche immagine che vuole essere di sostegno alle parole, che non trovo, per spiegare tutto ciò che sento. È solo l’inizio di un nuovo viaggio, un punto di partenza, per giungere non so bene dove.
Tuttavia la meta non mi interessa, quello che conta è che oggi mi fido delle mie gambe. So che posso andare, che esisto e che il respiro può riportarmi a casa tutte le volte che lo desidero.
Passeggiata Consapevole: Emozioni amiche, TUTTE BUONE ( La felicità)Workshop: Mandala del cuorePasseggiata consapevole: Emozioni amiche, TUTTE BUONE (La paura)
“Lasciare spazio intorno ai gesti ordinari, dargli una stanza, li fa brillare, permette che aprano un varco nell’oscurità in cui di solito viviamo, il nostro quotidiano sonno. Allora, pian piano, si ricevono le visite della consapevolezza: sono i miracoli del noto.”
…Certe volte quello che proviamo è “troppo”: in questi casi puo’ aiutare il linguaggio metaforico, oppure quello mediato dalla Narrativa, dalla Poesia, dalle Fiabe, dalla Musica, o anche dalla Preghiera.
A volte basta una parola!
“La semplicità è mettersi nudi davanti agli altri. E noi abbiamo tanta difficoltà ad essere veri con gli altri. Abbiamo timore di essere fraintesi, di apparire fragili, di finire alla mercè di chi ci sta di fronte. Non ci esponiamo mai. Perché ci manca la forza di essere uomini, quella che ci fa accettare i nostri limiti, che ce li fa comprendere, dandogli senso e trasformandoli in energia, in forza appunto. Io amo la semplicità che si accompagna con l’umiltà. Mi piacciono i barboni. Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, sentire gli odori delle cose, catturarne l’anima. Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. Perché lì c’è verità, lì c’è dolcezza, lì c’è sensibilità, lì c’è ancora amore.”
“Maestro, come faccio ad uscire da questo labirinto? Non vedo via d’uscita…” “La via d’uscita non è da vedere. E’ da sentire.” “Come si fa a sentire?” “Basta restare nel tuo labirinto. Rimani dentro alla tua confusione. Accomodati ben bene proprio al centro del tuo caso e solo dopo aver sentito in ogni angolo del tuo corpo la direzione che ti sta attirando, alzati e prosegui nel tuo cammino.” “E se non sento questa chiamata? Rischio di rimanere immobile tutta la vita.” “Quando rimani per tutto il tempo necessario con il tuo disorientamento e rispetti i suoi tempi di azione dentro di te, si dissolvono due demoni: la paura e la fretta di agire. Non riescono a vivere nella stasi, nel vuoto, nell’immobilità dei pensieri. E tu puoi finalmente aprire gli occhi e usare la tua bussola interiore. Che come per magia e con naturalezza ti indica la via da percorrere.” “E se non ci riesco e mi perdo in questo groviglio di vie da scegliere?” “Se ti perdi è un’occasione ulteriore per ritrovarsi. Il labirinto è fatto da innumerevoli sentieri diversi. Ma uno solo può portarti all’uscita. Non avere fretta di trovarla questa fine. E’ nel mezzo che si scoprono le più incredibili ricchezze. Esercitandosi sempre di più a sentire qual è la strada da percorrere. Il labirinto è da vivere, non da finire.”
Dell’acqua mi piace la fluidità. Allo stesso modo mi piace tutto ciò che non si muove per punti opposti; bianco o nero, giusto o sbagliato, vero non vero, odio o amore. Spesso dimentichiamo che ragionare per opposti è comodo; tuttavia, non salutare.
Abbiamo tanti modi diversi di sentire.
Dire che una cosa è così, oppure non è così, che se è bianco non è nero, che se è vero, non è falso: secondo me, significa restringere la possibile fluidità dell’essere umano in una unica forma, uguale per tutti.
Spesso mi capita di cadere in questo tranello attraverso dei pensieri, che sono delle credenze, rispetto a ciò che mi accade misurandolo solamente con la mia personale, esclusiva, limitata esperienza. Perché, per quanto formati, informati e “vissuti”, restiamo limitati alla percezione personale del mondo.
Il lavoro di crescita personale serve proprio ad esperire il proprio mondo interno per sentirlo immenso e tuttavia limitato, per farci pace, valutando la possibilità che oltre alle frasi fatte o alle credenze limitanti di cui siamo portatori, c’è molto altro. C’è la possibilità che l’essere umano ha di cambiare, evolvere continuamente a dispetto di quello che pensiamo, delle esperienze personali o di altri, delle azioni che compie o meno. Quando ci prendiamo la responsabilità di agire o pensare soltanto rispetto a quello che conosciamo di noi stessi e del mondo, assumiamo un ruolo rigido e infelice rispetto a noi stessi e all’altro. Semplificare i comportamenti altrui rispetto al nostro personale modo di pensare ci espone ad una profonda frustrazione, quella di non comprendere come l’altra persona viva bene nel suo essere così come è, mentre noi sentiamo così tanto il bisogno di incasellarla in qualcosa di conosciuto.
Restare aperti, fluidi, morbidi rispetto al mondo che ci circonda, permette l’esperienza di diventare altro.
“Non essere un’unica forma; adattala, costruiscila su te stesso e lasciala crescere: sii come l’acqua.
Libera la tua mente, sii informe, senza limiti come l’acqua.
Se metti l’acqua in una tazza, lei diventa una tazza. Se la metti in una bottiglia, lei diventa una bottiglia. Se la metti in una teiera, lei diventa la teiera.
L’acqua può fluire, o può distruggere. Sii acqua, amico mio.”