COME TI RACCONTI?

Esercizio:

Quali sono le parole che oggi senti di scrivere per raccontarti un po’?

Ci sono parole che risuonano dentro di te e che vuoi usare per fare questo esercizio? (Ti ricordo che non ci sono parole sbagliate da censurare, solo parole da evocare)

Oppure preferisci usare la metafora di una fiaba, di un libro o di una poesia…

In questa giornata fredda e ventosa io sento risuonare in me le parole di: “Kafka sulla spiaggia” -Haruki Murakami-

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.”

Queste parole mi hanno guidata in passato e ancora oggi lo fanno. Quando sento la tempesta arrivare, entro nel vento che mi porto dentro…

E tu, come ti racconti?

Se vuoi puoi inviarmi una mail a: con.creattiva@gmail.com sarò felice di leggerti.

Buon lavoro di consapevolezza
Emanuela

-Haruki Murakami è uno scrittore, traduttore e accademico giapponese. È stato tradotto in circa cinquanta lingue e i suoi best seller hanno venduto milioni di copie.
Nato il 12 gennaio 1949 –
(Fonte: Wikipedia)

Buon Natale

Buon Natale di risate.
Buon Natale di respiri lunghi e profondi.
Buon Natale di consapevolezze.
Buon Natale di azioni chiare e mirate.
Buon Natale di abbracci e di baci.
Buon Natale di lentezza.
Buon Natale di presenza.
Buon Natale a chi ha la strada dentro e che basta uno sguardo ed è pronto a camminare insieme a te.
Buon Natale a chi ha la montagna dentro, qualcuno ne ho conosciuto, sono rassicuranti anche quando il mondo sta crollando.
Buon Natale a chi ha il mare dentro; mosso o calmo, accogliente e grande, che sa attendere e diventa un faro nelle notti scure.
Buon Natale a chi è illuminato e viaggia con la luce.
Buon Natale a chi è nella notte, che ancora brancola nel buio e che, detto fra noi, sono i compagni di viaggio migliori.
Buon Natale a chi, per quanto si sforzi forse, non si rialzera’ da quella sedia.
Buon Natale a chi, se non sei della stessa “squadra”, nemmeno ti guarda.
Buon Natale a chi si dichiara libero e non vede le catene ai propri piedi e in nome di quella falsa libertà, le vorrebbe mettere pure a te.
A quelli coraggiosi che spiccano il volo, e a quelli che non voleranno mai, perché le ali gliele hanno spezzate.
Buon Natale a chi ha un sogno grande ma soprattutto, a chi non ha piu’ la forza di farli e, va bene così.
Buon Natale agli amici; vecchi e giovani insieme. Agli amici virtuali, che poi tanto virtuali non sono.
A quelli che sono andati via e forse, non era ancora ora…A quelli che ti considerano una malattia da evitare per la paura di restare contagiati dal tuo stigma.
A quelli che mettono i post sull’amore, e si fermano là.
Buon Natale a chi profuma di bucato fresco.
Buon Natale a chi puzza: di fumo, di vino, di erba o di altro.
Buon Natale alla terra, agli alberi, ai fiori.
Buon Natale a chi nasce e a chi non nascerà mai.
Buon Natale di tristezza, di rabbia, di disgusto per quello che c’è o non c’è. Per le parole dette e per quelle che è meglio tacere..
Buon Natale per quello che si riesce a fare e soprattutto, a non fare.
Buon Natale alle storie che ci hanno cambiati. Per le donne ammazzate dall’odio.
Per chi resta.
Buon Natale che si scalda intorno ai fuochi accesi di una cucina.
Buon Natale ai fuochi ormai spenti.
Buon Natale di pioggia, di gelo e di sole.
Buon Natale ai gatti, ai cani e a tutti gli esseri senzienti.
Buon Natale ai cuori infranti da sogni svaniti.
Buon Natale a tutti i soli della terra. Ai dimenticati. Agli abbandonati. Agli umiliati.
Buon Natale di vino rosso, ma anche bianco.
Buon Natale di birra gelata, di cioccolata calda, di latte e miele, di mandorle tostate e zenzero.
Buon Natale di pane caldo, quando c’è.
Buon Natale di chiodi e spine che grazie
all ‘AMORE diventano carezze.
E forse il senso del Natale sta nella capacità di morire a noi stessi per rinascere ogni volta.
Per tutto questo è molto altro ancora.
Buon Natale.

Emanuela (vigilia di Natale 2018)

Buon Natale…🎄🎁

PAROLE ALTRE

Luisa Muraro ( Foto dal web)

Un filo di felicità.
Quando penso, scrivo, parlo, non è il concetto di felicità che mi sta a cuore, ma proprio essere felice dentro di me e insieme a chi mi legge o ascolta. Questa condizione insolita e in parte sfuggente che chiamiamo felicità mi è presente (o, al contrario, mi manca) quando comunico con gli altri, presente (o mancante) in un modo difficile da comunicare verbalmente, ma sensibile…

Hai presenti quei discorsi che ripetono che la felicità è impossibile o che non è per noi esseri umani? Ecco, c’è qualcosa che m’impedisce di accoglierli. Non potrei stare in questo mondo se non potessi credere e sentire che talvolta si aprono dei passaggi per cui una qualche felicità riesce ad accadere. Riesce cioè a venire da non so dove e a inserirsi nelle nostre esistenze come anche nella Storia. So solo che per arrivare deve passare all’interno di ciascun essere umano o forse di ogni vivente, anche gli animali e le piante e chissà le cose tutte. L’avvenimento della felicità può essere segreto ma può essere largamente condiviso e perfino pubblico, come la fine di una guerra con le campane che suonano a festa da tutti i campanili.”
 Luisa Muraro

Luisa Muraro è una filosofa, scrittrice, pedagogista, attivista, traduttrice e accademica italiana.

Data di nascita: 14 giugno 1940
(Fonte: Wikipedia)

LE PAROLE CREANO…MAGIA

…È stato il tuo cuore a salvarti. (Foto dal web)

«Nell’Ufficio Misteri» lo interruppe Silente «c’è una stanza che viene tenuta sempre chiusa. Contiene una forza al tempo stesso più meravigliosa e più terribile della morte, dell’intelligenza umana e della natura. E forse il più misterioso fra i molti soggetti che vengono studiati laggiù. E la forza contenuta in quella stanza che tu possiedi in grande quantità, e che Voldemort non possiede affatto. E stata quella a spingerti laggiù stanotte per salvare Sirius. E ti ha salvato dalla possessione di Voldemort, perché egli non può risiedere in un corpo tanto pieno della forza che lui detesta. Alla resa dei conti, non ha avuto importanza che tu non riuscissi a chiudere la tua mente. E stato il tuo cuore a salvarti».

J. K. Rowling
-Harry Potter e l’ordine della fenice-

Joanne Rowling è una scrittrice, sceneggiatrice e produttrice cinematografica britannica. La sua fama è legata alla serie di romanzi di Harry Potter, che ha scritto firmandosi con lo pseudonimo J. K. Rowling, motivo per cui la scrittrice è spesso indicata impropriamente come Joanne Kathleen Rowling.

Fonte: Wikipedia

VIBRAZIONI

VIBRAZIONI❣❣❣❣🎄🎄🎄🎁🎁🎁

Vibrazioni…( Foto dal web)

Ciò che è simile si attrae, perciò la vibrazione del vostro Essere deve corrispondere alla vibrazione del desiderio perché esso si possa realizzare completamente. Non potete desiderare qualcosa, concentrandovi soprattutto sulla sua mancanza, e poi aspettarvi di riceverlo, perché la frequenza vibrazionale della sua assenza e la frequenza vibrazionale della presenza sono totalmente diverse. Per dirla in altre parole: i vostri desideri e le vostre convinzioni devono avere una corrispondenza vibrazionale perché possiate ricevere ciò che desiderate.”
ABRAHAM – HICKS

Desideri e convinzioni…

A volte le mancanze si attraggono…

Cosa desideri?

Quale convinzione profonda alberga dentro di te rispetto al desiderio che hai?

Quale emozione è legata al tuo desiderio?

Sarò felice di leggere le tue considerazioni, invia una mail a con.creattiva@gmail.com

Buon lavoro!

PERMESSO

Cammina e respira

“Trova il tuo sentiero e quando l’hai fatto, cammina, respira e cammina. È il tuo sentiero,  è permesso riposare, scivolare, cadere, puoi fermarti, guardare il panorama che porti dentro e anche quello fuori.
È permesso ridere e anche piangere, è il tuo sentiero.
Incontrerai chi conosce quel posto oppure qualcuno che ha smarrito la strada, qualcuno ne percorra’ con te un tratto o forse ne prenderà una nuova.
Sii grata, ringrazia, saluta e tira dritto.
Chi cammina ha una sola priorità, al tramonto vuole trovare un rifugio caldo per passare la notte e al mattino tornare a camminare.
La meta? Quella ogni giorno si inventa.
È permesso!”
Emanuela 22 Gennaio 2018

Quale permesso ti concedi oggi?

Che parole usi per farlo?

Cosa senti mentre lo fai?

Esercizio:

Pensa ad una situazione in cui senti che non ti dai il permesso… trova le parole che puoi dire per incoraggiarti a farlo…

Quando le hai chiare, sentile nel corpo immaginando il tono di voce, il tuo viso, i tuoi occhi, le sensazioni che provi, il respiro che hai…

Stai qualche istante con gli occhi chiusi ad immaginare…sorridi e, goditela.

…Puoi portare con te l’immagine positiva del permesso che hai creato e tornarci quando ti sorprendi a negartelo.

Tutto quello che riusciamo ad immaginare, lo possiamo creare…

È permesso…

PS.

E’ possibile che questo esercizio non risulti proprio facile, è possibile incontrare delle difficoltà, delle resistenze.

Va bene così, registra questo, se vuoi puoi scriverlo sul tuo diario di crescita (se non lo hai, è il momento di iniziare) e acquisisci questa consapevolezza.

Se vuoi puoi inviarmi un feedback con una mail a: con.creattiva@gmail.com

sarò felice di leggerti

Buon lavoro!

PAROLE ALTRE

Albert Camus ( immagine dal web)

Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro”.

Albert Camus
 scrittore, filosofo, saggista, drammaturgo, giornalista e attivista politico francese.
Nato il 7 novembre 1913, Algeria francese.
Morto il 4 gennaio 1960

Premio Nobel per la letteratura nel 1957.

LE PAROLE CREANO…MAGIA

Lo Hobbit J. R. R. Tolkien
( immagine dal web)

“Certo é una cosa strana, ma sta di fatto che a parlare delle cose belle e dei giorni lieti si fa in fretta, e non è che interessi molto ascoltare; invece da cose sgradevoli, palpitanti o addirittura spaventosi si può fare una buona storia, o comunque, un lungo racconto”.

Lo Hobbit, romanzo fantasy scritto da J. R. R. Tolkien. La sua prima pubblicazione risale al 21 settembre 1937.

RIMUGINARE

RIMUGINARE…

✔Distoglie l’attenzione dal presente.
✔Genera confusione.
✔Impedisce l’elaborazione.
✔Intensifica i pensieri negativi.
✔Orienta al passato e genera ansia per il futuro.

Quando ci sorprendiamo a rimuginare pensieri e parole può essere utile fermarci a respirare lentamente, per qualche istante,  facendo in modo di tornare a contattare il momento presente. L’unico reale.

Una tecnica che uso, con i clienti e anche personalmente, è il radicamento o Grounding che vuol dire stare connessi con la terra, con il corpo nel momento presente, nel qui e ora.

Ci sono tante varianti possibili del Grounding, questa che propongo qui si può fare in piedi oppure seduti su una sedia, l’importante è appoggiare bene i piedi a terra o al pavimento se siamo in una stanza.
 Questa pratica  andrebbe eseguita senza scarpe, tuttavia possiamo tenerle.
 
 Iniziamo a respirare cercando, in maniera graduale, di inspirare ed espirare sempre più profondamente portando l’attenzione all’aria che entra dalle narici e all’aria che esce.

Dopo aver trascorso alcuni minuti in questa posizione, sentiamo  che il respiro è diventato calmo, profondo e regolare, a questo punto rivolgiano tutta la nostra attenzione alla pianta dei piedi.

 Cerchiamo di portare attenzione ad ogni sensazione percepita: caldo, freddo, natura del pavimento, oppure la sensazione del piede nella scarpa, il calzino sul piede ecc.
Distendiamo bene le dita, a partire dall’alluce, facendo in modo che i piedi aderiscano perfettamente alla superficie solida che ci sta sostenendo.

Cerchiamo  di percepire il peso del nostro corpo sulle gambe e sui piedi fino a terra.

Ora possiamo immaginare  che dai nostri piedi si formano delle radici che scendono nella terra, attraversano il pavimento, si allungano e si distendono

 Durante tutto l’esercizio manteniamo l’attenzione al respiro profondo, lento e regolare.

Immaginiamo le radici che si distendono sempre più profondamente a terra e man mano iniziamo a sentire una sensazione di calore che arriva dai piedi e sale lungo le gambe.

La sensazione è quella di essere ancorati solidamente al terreno.
Il respiro è profondo e calmo.

Restiamo tutto il tempo necessario.

 Quando sentiremo di essere sufficientemente rilassati  possiamo lentamente interrompere la nostra pratica di Grounding  e tornare alle nostre attività con più consapevolezza del nostro corpo che vive e respira nel presente.

Per questa pratica bastano tre minuti al giorno, tutti i giorni.

Buon lavoro!

Grounding…connessi alla terra.

SALUTARE LE PAROLE

Di: Chandra Livia Candiani

“Lo sguardo è ghiacciato

non bruciarti

stai sotto il mantello

cucito per te dagli anziani

e mentre raschi il vetro

raccogli tutto il peso

dell’attenzione tra le scapole

e poi lancia lanciale lontano

le belle parole.

Non voglio parole che mi spieghino e nemmeno che sgroviglino né chiariscano. Non voglio parole che mi riempiano e nemmeno che mi facciano sentire sciocca e con poca scuola alle spalle. Non voglio parole che complichino senza un cuore al centro. Non voglio parole che si diano arie. Ho bisogno di parole leggere eppure capaci di sfamare e dissetare, parole che mi domandino tanto, tutta la testa da mozzare e un cuore ingenuo da allenare al passo delle bestie nella foresta, vigile e sempre a casa, eppure sempre in pericolo. Voglio parole disobbedienti ma anche candide. Parole capriole e parole solletico, parole lampi, fulmini e tuoni, parole aghi che cuciono e parole che strappano la stoffa del discorso.

Parole silenziosissime che non svegliano i bambini della notte. Parole che conoscono i ring e non sferrano mai colpi bassi. Ma toccano. Rintoccano. Fanno percepire la pelle e vibrare le ossa. Le ferite si acquietano sotto le parole di fuoco, si riconoscono della stessa natura. Ho bisogno di parole che mi cercano, cercano la mia oscurità, non la mia chiarezza e si accovaccino con me, con me respirino affannate nell’oscurità. Parole che sappiano aspettare. Parole che mi diano uno spintone verso quello che ancora non oso sapere. Parole compagne del silenzio. Una ogni tanto. Poi tre passi. Ancora una. E sei passi. Parole che vedano i tuoi occhi e i tuoi capelli, come cadono per un nonnulla e come gli occhi si arrossino scrutando il buio. Parole che conoscano gli sforzi. Per non dire. Per dire tutto. Per dire senza far male. Per velare. Per dire quello che tu taci. Per dire quello che sottintendi. Parole che accarezzino quello che taci per viltà e per paura e non lo condannino a decifrarsi ma bisbiglino solo: “Ci sei. Io ti sento.”

Ho bisogno di parole che mi ascoltino.

Ora è tempo per me di salutare le parole.”

Chandra Livia Candiani ( Foto da internet)

LA ZONA COMFORT

Propongo oggi, testo ed immagine, di un post pubblicato su fb, nel 2019, a firma della scrittrice Alicia Dan.

Racconta, a mio parere molto bene, l’esperienza della zona comfort.

Lo fa in prima persona, come tutte le riflessioni poetiche che scrive e che condivide in quello spazio virtuale, rispetto al processo della sua esperienza.

Attraverso la cura delle parole, con un linguaggio schietto e lieve, arriva al cuore…

“Nella nostra zona comfort c’è tutto quello che ci basta
poiché quello che ci serve … è in pausa, al di fuori.
Nella bolla è vietato entrare per chiunque,
“perché ce la facciamo da soli!”
“perché non abbiamo bisogno di nessuno!”
Quel tempo in cui ci siamo lasciati andare agli altri
e al mondo,
quegli altri e quel mondo, in qualche maniera,
ci han fatto sentire sfruttati,
ci han colpito alle spalle;
e tutto quello che ci ha inaspettatamente inondato
è sembrato così ingiusto,
così insopportabile,
al punto tale da indurci a iper proteggerci,
a chiudere tutte le serrature a chiave,
a costruire una bolla intorno a noi fatta di vetro antiproiettile,
fatta di isolamento,
di rassicurante ripetitività.
Ci siam fatti bastare il poco spazio della bolla,
ci siam accontentati della poca aria a disposizione,
abbiamo approvato la legge del dolore.
Nella zona comfort si sta bene fintanto la cura della preclusione sazi a sufficienza il rifiuto.
Dentro alla bolla però la stasi prolungata, giungerà a stancare,
a immiserire, deteriorare l’anima.
La cosa migliore da fare gradualmente è creare una sottile crepa,
una piccola apertura volta all’aspirazione di aria nuova,
di rivalutazione del mondo,
di propositi,
fame e sete della vita,
fame e sete dell’inesplorato,
di tutta quella realtà inedita,
che in fondo “una piccola bolla di soccorso” … non può contenere!” (Alicia Dan)