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Spesso quando si parla di benessere ognuno ha la propria idea al riguardo.
Personalmente quando parlo di benessere mi riferisco al Ben- Essere, cioè alla possibilità degli esseri umani di esprimere la propria energia vitale attraverso la conoscenza di se stessi affinché possano padroneggiare al meglio i propri vissuti.
Come è connessa, secondo me, la conoscenza di sé al
ben- essere?
Vorrei partire da una poesia di Alda Merini:
“Anche se la finestra è la stessa
non tutti quelli che vi si affacciano
vedono le stesse cose.
La veduta dipende dallo sguardo”.
“La veduta dipende dallo sguardo”.
Questo aspetto così profondo a volte lo diamo per scontato tanto che raramente ci soffermiamo ad analizzarlo.
Ognuno di noi osserva le cose da un dato punto di vista che è, inevitabilmente e irrimediabilmente, l’unico sguardo che ha.
Nella misura di quello sguardo c’è tutta la nostra storia in termini di vita, di rotture, di risorse, di dolore e di gioia.
Nel modo in cui viviamo un evento, qualsiasi evento, c’è tutta la nostra vita dentro.
Con questo sguardo osserviamo il mondo e ci muoviamo all’interno di esso.
Da questa finestra decidiamo, deduciamo, troviamo soluzioni, giudichiamo qualcosa come buona oppure no. Questo, a ben guardare, provoca spesso una rigidità corporea prima che di pensiero.
Quasi mai ci soffermiamo ad osservare la prospettiva da cui vediamo questo mondo,
eppure, nella costruzione del nostro benessere – in termini di consapevolezza – è centrale. Quasi mai ci permettiamo di starecon quello che condiziona il sentire
Provo a spiegarmi con una immagine.
Gli occhiali con cui leggiamo le esperienze sono adatti o meglio, adattati, alla nostra storia. Sono cresciuti con noi. Le esperienze avute determinano il tipo di lente da cui guardiamo.
Il nostro benessere inizia proprio a partire da questa consapevolezza.
Il mondo esterno; l’ambiente, la cultura, la scuola, i riti, l’educazione, le relazioni, la famiglia, gli amici, il genere sessuale a cui apparteniamo, insieme al mondo interno abitato da; pensieri, emozioni, sentimenti, immagini, imprimono un codice di lettura unico per ognuno di noi per come abbiamo sentito l’evento nel corpo, non tanto per quello che abbiamo capito di quell’evento.
Se apprendiamo attraverso la nostra esperienza corporea e anche cognitiva è realistico immaginare che la finestra da cui guardiamo è limitata.
Il punto di vista, infatti, cambia se ci affacciamo da una finestra di una casa al primo piano, oppure da una terrazza di un grattacielo a New York. Cambia in cima alla vetta del Monte Everest, oppure in piedi, in equilibrio precario, su di una baleniera nel mare del Nord.
Cambia se ci sdraiamo a pancia in su e guardiamo il cielo.
Cambiano le emozioni che accompagnano quel tipo di conoscenza.
Ovvio vero?
Il ben-essere personale inizia proprio da qui.
Dalla consapevolezza che la veduta dipende dallo sguardo, dal MIO, dalla lente che uso, dal punto di vista che adotto e da come mi lascio impastare e modificare la vita da questo.
Posso rileggere quella storia con nuove lenti e addirittura, riscriverla.
A partire da qui la nostra vita cambia, perché cambia il modo con cui ci relazioniamo agli altri.
Allora, personalmente, quando parlo con qualcuno di qualcosa, che va oltre la lista della spesa, ricordo che stiamo guardando la stessa cosa con uno sguardo diverso.
E il punto di vista dell’altro vale quanto il mio.
Questa consapevolezza cambia la finestra da dove guardo, mi fa stare bene e anche l’altro ne può beneficiare.
Buon lavoro.