
Giorno 2
Oggi ho faticato a trovare il ritmo del mio passo.
Sono partita in ritardo rispetto alla tabella di marcia.
A colazione mi sono messa a chiacchierare piacevolmente con l’ospitaliero del b&b e questo mi è costata la partenza ritardata e una leggera agitazione.
Il sentiero per il bosco l’ho imboccato facilmente. Ero attenta a leggere la segnaletica che incontravo sul percorso, non volevo sbagliare e perdere tempo.
Tuttavia, mentre camminavo mi sono sorpresa più volte a rimuginare sulla “leggerezza” avuta nell’affrontare i 15 km di oggi e, rimuginando rimuginando, ho sbagliato l’imbocco di un sentiro che mi ha costetta a tornare indietro e a“perdere tempo”.
Allora mi sono proprio arrabbiata.
Nella rabbia la stanchezza è aumentata e con lei lo sconforto e per finire, nella testa mi è partito un giudizio molto forte: 《non sei capace》.
Non ho potuto fare a meno di pensare a quante volte nella mia vita di tutti i giorni ho provato sconforto e stanchezza giudicandomi negativamente.
Tenendo conto che spesso la stanchezza nasconde tristezza ero proprio al culmine di una crisi emotiva.
A quel punto lo zaino pesava veramente il doppio.
Mi sono seduta, ho bevuto e ho ritrovato il tempo e, nel farlo, ho guardato finalmente intorno a me. Ripiegata nel mio borbottio interiore non avevo contemplato la meraviglia che mi circondava.
Ho provato immensa gratitudine; la bellezza del bosco mi circondava, lo sentivo vivo intorno a me.
Ho realizzato che il mio rimuginare è partito molto prima di sbagliare e certamente ha rallentato il mio passo senza che me ne rendessi conto.
Mi sono detta che a camminare si impara e che, a volte, quello che appare come una sconfitta, è semplicemente una lezione da apprendere.
Ho chiamato a rapporto la rabbia e le ho detto che avevo bisogno della sua energia per muovermi.
Sono arrivata a destinazione alle 16.00
Stanca e Felice.