Risveglio

La natura insegna


Qualche giorno fa, la volpe e la faina insieme, si sono alleate per razziare il mio pollaio.


La volpe ha portando via il bottino lasciando traccia del suo passaggio tra nuvole di piume. La faina, ghiotta di teste, ha abbandonato a terra i cadaveri decapitati. Tutto in una sola notte.


La vita e la morte insieme.


Sperimentiamo spesso la dualità negli eventi:
Triste, felice, riso, pianto, notte, giorno,
vuoto, pieno, vita, morte, bello, brutto.

Coltivare la consapevolezza permette un risveglio rispetto all’estremizzazione della lettura duale di ciò che accade.

Un evento è un’immagine che racconta qualcosa di più grande. È uno spazio in cui allenare la consapevolezza.

Quando ci fermiamo nella dualità rischiamo di limitare l’espressione di quella immagine. Perdiamo di vista l’insieme, il tutto.

Oggi è tempo per me di riconoscere e onorare lo spazio, tra un evento e l’altro.


La pausa tra un respiro e l’altro, anche nel mio pollaio.

Foto dal web

Ti lascio l’immagine di un Mandala dove la dualità svanisce. Restano i dettagli che fanno un insieme. Un ciclo intero di respiro, compreso di pausa.

Il tutto.

Buon weekend
Emanuela

Monte Lupone

“Quando l’amore vi chiama seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgono, affidatevi a lui. Anche se la sua lama nascosta tra le piume potrebbe ferirvi. E quando vi parla, abbiate fiducia in lui. Anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni come il vento del nord devasta un giardino. Perché l’amore come vi incorona, allo stesso modo può crocifiggervi. E come vi fa fiorire, allo stesso modo vi recide. Allo stesso modo in cui ascende alle vostre sommità e accarezza i vostri rami più teneri che fremono nel sole, così può scendere fino alle vostre radici e scuoterle fin dove si aggrappano alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie intorno a sè.
Vi batte fino a spogliarvi.
Vi setaccia per liberarvi dai vostri gusci.
Vi macina fino a ridurvi in farina.
Vi impasta rendendovi malleabili.
Poi vi affida alla sua sacra fiamma, per rendervi pane sacro per il sacro banchetto di Dio.
Tutto questo vi farà l’amore perché conosciate i segreti del vostro cuore, e perché in quella conoscenza diveniate un frammento del cuore della vita.
Ma se nella vostra paura dell’amore cercherete solo il piacere e la pace, allora meglio farete a coprire la vostra nudità e ad abbandonare l’aia dell’amore per il mondo senza stagioni dove potrete ridere, ma non tutte le vostre risate, e piangere, ma non tutte le vostre lacrime.
L’amore non dà nulla se non se stesso, e non prende che da se stesso.
L’amore non possiede, né può essere posseduto. Perché l’amore basta all’amore. E non potete pensare di comandare il cammino dell’amore: se vi trova degni, è lui a dirigere il vostro cammino. L’amore non ha altro desiderio che realizzare se stesso.”

Kahlil Gibran

Pace e quiete

Creattiva 🌷

Pace e quiete nascono da dentro.

Per questo abbiamo bisogno di spostarci oltre le credenze, oltre le abitudini, le meccanicità. Oltre la nostra cultura, oltre l’idea che ci siamo fatti di qualcosa.
Abbiamo necessità di mettere in discussione chi pensiamo di essere e raggiungere nuove consapevolezze per creare immagini di silenzio e pace dentro di noi.
È un processo che inizia a partire dal cuore e, per questo motivo, abbiamo bisogno di perdonarci ogni debolezza.
Prima scegliamo dentro il cuore e poi creiamo l’immagine fuori di noi.

Pace e quiete nascono da dentro.

Buona pratica
Emanuela

Festa della mamma

Spegnere la propria creatività e prendersi cura solo degli altri, mette nella dimensione di non ascolto interiore.
Spesso tiriamo fuori una forza sovrumana, tempo e coraggio, per correre in soccorso, tuttavia, come mai c’è poco tempo per noi?

Troppo facilmente dimentichiamo una piccola regola della felicità: si può dare solo quello che abbiamo e, quello che abbiamo, non è eterno, ha bisogno di essere continuamente generato e ri- generato.

Non si tratta di procedere nella vita per atti di egoismo.
Si tratta di fare spazio♥️

Oggi è la festa della mamma e io
voglio immaginare una donna capace di generare se stessa nella gioia e nel dolore.

Che sceglie di allevarsi e curarsi come un piccolo bambino. Si porti a giocare, a ridere.
Si regali un regalo senza sensi di colpa.
Si sieda sul divano a leggere, scrivere oppure, dormire, senza per questo sentirsi giudicata da qualcuno che ha deciso di non farlo.

Una donna che smette di lagnarsi per le colpe del mondo e decide di uscire dalla gabbia in cui si è imprigionata.
Che ami il suo viso e il suo corpo dopo ogni gravidanza e ad ogni età.

Io voglio immaginare una donna libera e liberata che genera se stessa quotidianamente, agente consapevole della meravigliosa avventura della co- creazione.

Una donna CREATTIVA nel suo lavoro, nella sua casa, con i suoi figli, nel mondo che la circonda.

Una donna respons- abile♥️

Vi lovvo♥️

Emanuela

Possiamo!

Possiamo sempre scegliere.

Scegliere di andare, di tornare, di restare.

Se preferiamo, possiamo anche pensare di non avere scelta, tuttavia, anche in questo caso scegliamo.

Si può dire “Si” e si può dire anche “No”.

Si può temporeggiare: “forse”,”vediamo”,”chissà”, “ci penso”, “lo farò”, “mi piacerebbe, ma”.
Possiamo chiuderci le porte alle spalle o, anche, lasciarle socchiuse.

Possiamo fare un passo, respirare, fermarci, tornare qualche passo indietro,
orientarci meglio, muoverci di nuovo.

Possiamo chiedere aiuto.

Scegliere è decidere e spesso non è facile.
Significa spostarsi, scomodarsi, domandarsi, tremarsi, tenersi, confortarsi. Credersi.

Ogni scelta contiene incognite e opportunità nella stessa misura. Abbastanza Imprevedibili.

Qualche volta ci vengono dubbi sulla nostra capacità di scegliere.

Capita.

Io, quando mi succede, vado al ricordo di me bambina. Avvertivo quel terrore sottile e, allo stesso tempo, fiducioso che la mia vita era depositata nelle mani dell’adulto;
poteva decidere se farmi mangiare oppure no, abbracciarmi, afferrarmi, o lasciarmi cadere, quando mi sollevava da terra e, per una frazione di secondo, mi lanciava in aria per farmi ridere.

Lì mi affidavo.

Affidarsi è tipico del cucciolo che dipende da un altro per sopravvivere.

(“Genitorializzarsi”, “adultizzarsi” permette di scegliere in piena consapevolezza, se sentiamo che, quella vecchia immagine di genitore interiorizzato, non ci ha trasmesso adeguata fiducia per la nostra vita…Per questo ci sono gli psicologi e gli psicoterapeuti).

Così, oggi mi affido al genitore di me stessa, sufficientemente adeguato, che sono diventata e scelgo imprevisti e opportunità insieme.

…E quando sento la bimba che è in me, un po’ tentennante, la rassicuro:

E lei si affida.
E ride.

Buona pratica di consapevolezza e di affidamento.
Buon viaggio!
Emanuela