In questa PASSEGGIATA CONSAPEVOLE approfondiremo la teoria dei quattro elementi naturali per riscoprire noi stessi, le nostre potenzialità latenti e il modo in cui armonizzarle nella nostra vita.
“La teoria dei quattro elementi naturali è molto antica. Fu introdotta addirittura nel VI° secolo A.C da uno dei primissimi filosofi greci, Anassimene di Mileto, successivamente ripresa dal siceliota Empedocle, e poi nientemeno che da Socrate, prima, e Aristotele, poi.
Secondo la teoria dei quattro elementi naturali, ogni sostanza esistente nel microcosmo e nel macrocosmo è una composizione dei quattro elementi: Fuoco, Aria, Acqua, Terra.
Secondo la teoria dei quattro elementi naturali degli antichi Greci, questi vengono concepiti come stati di aggregazione della materia. Fuoco, stato ardente. Aria, stato gassoso. Acqua, stato liquido. Terra, stato solido. Essi possono poi essere in accordo o in opposizione tra loro.
Il medico greco Filistione suggerisce che a ogni elemento si attribuisca una qualità: al fuoco il caldo, all’aria il freddo, all’acqua l’umido, mentre alla terra il secco. Da questo deriva che l’acqua è opposta al fuoco e affine alla terra, mentre l’umido è opposto al secco ma affine al freddo.
Dall’interazione degli elementi hanno origine tutti i fenomeni del cosmo: nascita, morte e trasformazione. Le forze che permettono l’interazione degli elementi sono due: Amore, forza attrattiva, e Discordia, forza repulsiva.
Foto dal web
La TERRA è l’elemento legato alla stabilità e all’abbondanza.
ll FUOCO è l’elemento della forza, energia, coraggio, vitalità, sensualità.
l’ARIA è l’elemento del movimento, del pensiero, della comunicazione, dello studio e della creatività.
L’ACQUA è la porta per l’intuizione, per accedere alle proprie emozioni.”
Possiamo toccare i nostri limiti senza inorridire. Possiamo vivere il conflitto senza divisione. Possiamo stare nella frustrazione di un errore. Possiamo tollerare senza risentimento. Possiamo smettere di camminare senza rimpianto. Possiamo stare immobili durante la tempesta. Possiamo ringraziare senza perdere niente. Possiamo sentire tutta la nostra fragilità e non morirne.
Si può accettare che tutto cambi, in un ciclo continuo tra il giorno e la notte…
Quali sono i fattori che permettono all’individuo di vivere una vita piena di benessere? A flourishing life?
Gia’ dagli negli anni sessanta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha riformulato il proprio concetto di salute da: assenza di malattia a stato di benessere.
Qualche decennio fa è nata una nuova corrente psicologica: la psicologia positiva che si occupa oltre che di malattia, anche di salute.
Il padre della psicologia positiva è Martin E. P. Seligman psicologo e saggista statunitense autore di molti best seller.
Nel suo libro “Flourish: una nuova concezione visionaria della felicità e del benessere” scrive che: ” Un essere umano, per fiorire, ha bisogno di raggiungere un grado di funzionamento ottimale”
Secondo la”teoria del benessere ” il grado di funzionanento ottimale è dato da cinque dimensioni fondamentali che un individuo dovrebbe vivere:
✔ La prevalenza di emozioni positive. ✔Il coinvolgimento nelle attività quotidiane. ✔Buone relazioni sociali. ✔ Attribuire un significato alla propria vita. ✔Raggiungimento dei propri obiettivi.
Queste cinque aree, se sviluppate in modo adeguato, permettono all’individuo di vivere un profondo benessere.
Martin Seligman, propone un semplice esercizio per portare la consapevolezza sul concetto di flourishing:
“Immagina che la tua anima sia un giardino; e di aver strappato tutte le erbacce che lo infestavano. Immagina che i pensieri, i comportamenti, i valori e le relazioni siano come fiori e piante. Quali fiori vorresti piantare nel tuo giardino e come potresti coltivarli al meglio?”
Conosci il termine Flourishing? Ne hai mai sentito parlare?
Secondo te un Counselor può apportare il proprio contributo professionale inserendosi in un percorso di flourishing con un cliente?
Io credo di sì, ad esempio, con l’Art Counseling.
L’Art Counseling è uno strumento del Counseling. Nella pratica di Counseling il colloquio, è uno strumento importantissimo tuttavia, come spesso accade, i canali non-verbali si rivelano molto efficaci nell’aprire nuove strade che permettono, sia al cliente che al counselor di esplorare contenuti interiori, che altrimenti rimarrebbero inespressi.
Per mezzo dell’azione creativa, sia essa un disegno,un movimento, una musica, l’immagine interna diventa immagine esterna, visibile e condivisibile (dal web)
Aprire canali comunicativi altri, permette di prendere coscienza, esprimere e trasformare i propri contenuti emotivi e di condividerli.
Oggi ti propongo un esercizio bello bello che puoi fare nel tuo tempo libero e poi, se ti va, condividerlo in privato con me.
Con colori, tela e pennelli dipingi il tuo giardino ideale dove; piante e fiori hanno nomi e colori specifici rispetto ai valori, ai pensieri, ai comportamenti e alle relazioni che vuoi coltivare, insieme alle azioni concrete che vuoi mettere in atto per rendere il tuo giardino più “eco” possibile, qui e ora.
Libera la tua creatività aggiungendo i dettagli che desideri: panchine dove riposare, un bella fontana d’acqua fresca dove dissetarti, uno specchio d’acqua dove tuffarti.
(Non è necessario essere un artista per fare questo esercizio, l’importante è stare nel qui e ora, nel processo tra: colori, emozioni e azioni).
“L’arte va intesa come potenzialità che ognuno ha di elaborare artisticamente il proprio vissuto e di trasmetterlo creativamente per facilitare uno stato di benessere, di esistere bene.” – (Giusti, Piombo)
Quando senti che il tuo lavoro è terminato posizionalo in un posto che ti permetta di ammirarlo e, nel caso, di rammentarne il processo di realizzazione.
Un giardino per essere bello e curato ha bisogno della tua presenza.
Ti auguro di trovare per questa Pasqua la via della gioia che ti lasci andare oltre… oltre il dolore, la tristezza, l’amarezza…oltre le delusioni del passato, oltre le illusioni del futuro. Ti auguro di andare oltre… Per ri-nascere, vivere ogni cosa che c’è in questo momento senza giudicare come bello, brutto, giusto o sbagliato. Ti auguro di poter osservare quello che c’è e, se non ti piace, darti la possibilità di ri-cominciare. Ora.
Piccoli passi, piccoli respiri…cambiano il punto di osservazione
Buona Pasqua di pace e serenità. Buona Ri- nascita.
“…Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi, puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio, spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero.” Dal film “Il curioso caso di Benjamin Button
Risonanze dall’esperienza di Training Autogeno vissuta da A.
” L’esperienza di Training Autogeno mi ha insegnato a contattare il mio corpo. La voce mi guida a trovare le mani, le braccia, a sentirle pesanti, a sentirle calde. Mi giuda a sentire il mio corpo disteso che con tutto il suo peso affonda nel materasso. lo sento, lo vedo quasi come fossi al di fuori di lui.
è una bella sensazione, è un benessere fisico e nello stesso tempo anche un benessere mentale, sensoriale.
Quando poi sono stata guidata al mio cuore, è stato stupendo: dapprima batteva eccitato, sorpreso, preso in contropiede( proprio lui, il Cuore, chiamato in causa?), poi ha ripreso il controllo è divenuto calmo e rassicurante con il suo battito. un battito regolare eppure aperto, accogliente, capace di permettermi di essere io stessa grande così.
Un unico cruccio: quando pratico Training Autogeno mi addormento! il mio corpo mi coccola anche quando dormo, sente la voce comunque che lo guida, me ne rendo conto quando torno ad essere presente. e sto bene, e mi sento calma e distesa e felice anche. Finalmente ho imparato ad apprezzarlo e ad amarlo questo mio corpo.
La Passeggiata Consapevole è una vera esperienza di centratura.
Così scrive Butterfly rispetto alla sua esperienza: ” Quando ho iniziato a camminare ho sentito libertà. mi sono detta che ero brava e non avevo aspettative. sono felice! La gioia è entrata in me passo dopo passo. nel corso della camminata momenti di profonda gratitudine, amore verso me stessa, mi sono emozionata. ogni attimo vissuto fino in fondo.[…] Meraviglioso stare nel momento presente che ho potuto sentire attraverso i passi.“
Grazia Butterfly, anche il nome che hai scelto per firmare la tua esperienza rende moltissimo l’idea di ciò che hai provato! Uno splendido omaggio alla libertà e all’eleganza delle farfalle.
“…Se non state bene di spirito, se le cose non vanno bene e non sapete cosa fare, passate un po’ di tempo in cucina. Bevete qualcosa… un tè, una tisana. Un posto dove c’è il cibo ci comunica il senso di protezione. E’ un sentimento molto antico: la gente si raduna da sempre davanti al focolare, attorno al fuoco. Anche quando i muri non c’erano, c’era uno spazio di sicurezza da condividere con gli intimi, i membri della tribù, della famiglia. Gli spiriti della casa vivono in cucina. Occorre nutrirli, perché proteggono la casa: così pensavano le antiche genti di tutti i popoli. Vicino al focolare ci si rilassa, si conversa, si scambia i pensieri….
…La cucina è un centro energetico della casa e un rifugio psicologico. Simboleggia le energie femminili, la madre che accoglie e abbraccia i figli, e li nutre. E’ il posto più protetto della casa. Per questo motivo non si può litigare in cucina, farci entrare persone semi sconosciute o aggressive, e tanto meno fare delle isteriche con il lancio dei piatti, per non privare la casa del suo calore. La cucina va sempre tenuta pulita e ordinata, è molto importante. Se non avete forze per pulire la casa non ha importanza; basterebbe riordinare la cucina, lavare i piatti e rimetterli a posto. L’ordine si diffonderà piano piano in tutta la casa, e vi sentirete meglio.
E’ meglio non unire la cucina al salotto (una volta ciò andava di moda). La cucina è un luogo separato e raccolto per definizione; ma se la cucina e il salotto sono un solo locale, è meglio mettere un separé, una tendina, un tavolino, una credenza… che non chiuderanno il passaggio ma “separeranno” lo spazio della cucina. Gli antichi credevano che la cucina fosse un luogo sacrale, vi sono raccolte tutte le energie della casa da proteggere. Di solito la cucina nelle case antiche si collocava nella parte posteriore della casa, lontana dagli occhi dei curiosi. In cucina si può parlare dei sentimenti, condividere i pensieri segreti, discutere i piani per il futuro. Si pensava che gli spiriti della casa, ascoltando i discorsi, potessero aiutare, oppure il subconscio stesso potesse sintonizzarsi meglio e trovare delle soluzioni giuste. La cucina è il simbolo della vita. E’ molto importante avere una scorta di alimenti e non lasciare gli scaffali vuoti. Le scorte influenzano positivamente il nostro senso di sicurezza. In cucina ci deve essere sempre dell’acqua: nei contenitori, in un bollitore. Le pentole vuote vanno coperte; il vuoto è il simbolo della povertà… E cercate di fare la cucina la più accogliente possibile. A volte una cucina con i muri rinnovati restituisce l’energia vitale e favorisce i cambiamenti nella vita sentimentale.
Anche le malattie e il cattivo umore possono essere collegati alla cucina: lasciando un mucchio di piatti nel lavandino, le briciole sulla tovaglia, il secchio della spazzatura stracolmo, ci priviamo, inconsciamente, del rifugio psicologico. Il subconscio accumula la sporcizia energetica, raccoglie i problemi non risolti, i rancori e i cattivi ricordi… Rimettete a posto tutto ciò che c’è in cucina, lavate tutti i piatti, fino al cucchiaino da caffè e alla saliera. Non vi sentite di ordinare la casa, pazienza, per la cucina le dovete trovare, le forze. Non avete i soldi per dare il bianco? Comprate almeno degli strofinacci nuovi, e buttate via le cose rotte e non più usate. E prendete l’abitudine di sorseggiare un tè/una tisana, di sera, in cucina, rilassati. Le forze torneranno, le soluzioni arriveranno da sole. Perché vi siete riposati nel cuore della vostra casa.”
Spesso quando si parla di benessere ognuno ha la propria idea al riguardo.
Personalmente quando parlo di benessere mi riferisco al Ben- Essere, cioè alla possibilità degli esseri umani di esprimere la propria energia vitale attraverso la conoscenza di se stessi affinché possano padroneggiare al meglio i propri vissuti.
Come è connessa, secondo me, la conoscenza di sé al ben- essere?
Vorrei partire da una poesia di Alda Merini:
“Anche se la finestra è la stessa non tutti quelli che vi si affacciano vedono le stesse cose. La veduta dipende dallo sguardo”.
“La veduta dipende dallo sguardo”. Questo aspetto così profondo a volte lo diamo per scontato tanto che raramente ci soffermiamo ad analizzarlo.
Ognuno di noi osserva le cose da un dato punto di vista che è, inevitabilmente e irrimediabilmente, l’unico sguardo che ha.
Nella misura di quello sguardo c’è tutta la nostra storia in termini di vita, di rotture, di risorse, di dolore e di gioia. Nel modo in cui viviamo un evento, qualsiasi evento, c’è tutta la nostra vita dentro.
Con questo sguardo osserviamo il mondo e ci muoviamo all’interno di esso.
Da questa finestra decidiamo, deduciamo, troviamo soluzioni, giudichiamo qualcosa come buona oppure no. Questo, a ben guardare, provoca spesso una rigidità corporea prima che di pensiero.
Quasi mai ci soffermiamo ad osservare la prospettiva da cui vediamo questo mondo, eppure, nella costruzione del nostro benessere – in termini di consapevolezza – è centrale. Quasi mai ci permettiamo di starecon quello che condiziona il sentire
Provo a spiegarmi con una immagine.
Gli occhiali con cui leggiamo le esperienze sono adatti o meglio, adattati, alla nostra storia. Sono cresciuti con noi. Le esperienze avute determinano il tipo di lente da cui guardiamo.
Il nostro benessere inizia proprio a partire da questa consapevolezza.
Il mondo esterno; l’ambiente, la cultura, la scuola, i riti, l’educazione, le relazioni, la famiglia, gli amici, il genere sessuale a cui apparteniamo, insieme al mondo interno abitato da; pensieri, emozioni, sentimenti, immagini, imprimono un codice di lettura unico per ognuno di noi per come abbiamo sentito l’evento nel corpo, non tanto per quello che abbiamo capito di quell’evento.
Se apprendiamo attraverso la nostra esperienza corporea e anche cognitiva è realistico immaginare che la finestra da cui guardiamo è limitata.
Il punto di vista, infatti, cambia se ci affacciamo da una finestra di una casa al primo piano, oppure da una terrazza di un grattacielo a New York. Cambia in cima alla vetta del Monte Everest, oppure in piedi, in equilibrio precario, su di una baleniera nel mare del Nord.
Cambia se ci sdraiamo a pancia in su e guardiamo il cielo.
Cambiano le emozioni che accompagnano quel tipo di conoscenza.
Ovvio vero?
Il ben-essere personale inizia proprio da qui.
Dalla consapevolezza che la veduta dipende dallo sguardo, dal MIO, dalla lente che uso, dal punto di vista che adotto e da come mi lascio impastare e modificare la vita da questo.
Posso rileggere quella storia con nuove lenti e addirittura, riscriverla.
A partire da qui la nostra vita cambia, perché cambia il modo con cui ci relazioniamo agli altri.
Allora, personalmente, quando parlo con qualcuno di qualcosa, che va oltre la lista della spesa, ricordo che stiamo guardando la stessa cosa con uno sguardo diverso.
E il punto di vista dell’altro vale quanto il mio.
Questa consapevolezza cambia la finestra da dove guardo, mi fa stare bene e anche l’altro ne può beneficiare.
La sensazione naturale di stanchezza e sfinimento dovuta a uno stato di crisi prolungato viene definita “pandemic fatigue” La definizione arriva direttamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS: la pandemic fatigue è la “naturale e prevedibile reazione a uno stato di crisi prolungata della salute pubblica, soprattutto perché la gravità e la dimensione dell’epidemia da Covid-19 hanno richiesto un’implementazione di misure rigide, invasive con un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso chi non è stato direttamente toccato dal virus”.
Cosa fare:
Intanto creiamo una routine differente, con orari prestabiliti per i pasti, il lavoro, l’esercizio fisico e il riposo.
Sfruttiamo la tecnologia, per restare in contatto con familiari, amici e colleghi, e cogliamo l’ opportunità di comunicazione con il vicino di casa, anche per renderci conto se ha bisogno di qualcosa.
Imparariamo a rilassarci attraverso i nostri hobby e se non li abbiamo, inventiamoli!
Mettiamo in campo piccole azione per prenderci cura di noi stessi e non dimentichiamo la respirazione della risata.😂
Oggi mi sono dedicata alla casa, una bella pulita ci voleva e intanto mi sono allenata con hohoho, hahahaha( l’ acca va davanti perché la vocale è espirata). Caricato due carriole di legna ( hohoho- hahaha) e acceso il camino, qui si prevedono forti gelate.
Ho fatto doccia rinvigorente ( hohoho- hahaha) ed infine, preparazione del pranzo per tutta la famiglia( hohoho-hahahaha).
Nel pomeriggio penso di fare un riposino, pubblicare questo che sto scrivendo e poi spararmi un po’ di episodi della mia serie preferita ( hahahaha- hohohohoho) insieme ad una tazza si cioccolata bollente.☕
A cena? Non saprei… certamente non mancherà un bel bicchiere di vino rosso 😂😂😂🍷
Quali sono le parole che oggi senti di scrivere per raccontarti un po’?
Ci sono parole che risuonano dentro di te e che vuoi usare per fare questo esercizio? (Ti ricordo che non ci sono parole sbagliate da censurare, solo parole da evocare)
Oppure preferisci usare la metafora di una fiaba, di un libro o di una poesia…
In questa giornata fredda e ventosa io sento risuonare in me le parole di: “Kafka sulla spiaggia” -Haruki Murakami-
“Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra con il dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te. È qualcosa che hai dentro. Quel vento sei tu. Perciò l’unica cosa che puoi fare è entrarci, in quel vento, camminando dritto, e chiudendo forte gli occhi per non far entrare la sabbia.”
Queste parole mi hanno guidata in passato e ancora oggi lo fanno. Quando sento la tempesta arrivare, entro nel vento che mi porto dentro…
E tu, come ti racconti?
Se vuoi puoi inviarmi una mail a: con.creattiva@gmail.com sarò felice di leggerti.
Buon lavoro di consapevolezza Emanuela
-Haruki Murakami è uno scrittore, traduttore e accademico giapponese. È stato tradotto in circa cinquanta lingue e i suoi best seller hanno venduto milioni di copie. Nato il 12 gennaio 1949 – (Fonte: Wikipedia)