Confondere il sale con lo zucchero.

Hai mai scambiato il sale con lo zucchero?
Io sì e il risultato è stato pessimo.
La stessa cosa accade quando scambiamo l’amore con altro.
Confondiamo amore con: generosità, sacrificio, passione, egoismo, possesso, dolore, simpatia, complicità, amicizia, compensazione, paura, sesso, altruismo, sofferenza, gelosia, isolamento, attaccamento.
Così, come confondere il sale con lo zucchero trasforma qualcosa di buono in cattivo, per alcuni ed alcune, l’amore diventa una vera e propria schifezza.
Spesso dall’amore restiamo delusi.
Quante volte abbiamo detto:”mai più!”
Quante volte abbiamo detto: “provo ancora!”
Provare a parlare d’amore si rischia di finire in un pantano.
Tante rigidità con cui dialogare: culturali, mentali, emotive, educative. Malgrado ciò il tentativo di dialogo è sempre opportuno.



Per restare nella metafora: se abbiamo davanti lo zucchero e il sale, con il rischio di confonderli, come li riconosciamo? Assaggiamo?
Facciamo un gran boccone oppure mettiamo solo la punta della lingua?
Cosa ci aspettiamo dall’amore?
Che idea ci portiamo dentro?
Come possiamo riconoscere che c’è differenza tra amore e Amore?
Quando l’amore fa bene e quando invece fa male?
Quale confine individuiamo?
Quand’è che il corpo ci parla?
Cosa ci dice
Come lo dice?

Bah!
Riflessione e domande retoriche, tipiche di una giornata particolare; prendi quello che vuoi e lascia il resto.
Intanto io per non sbagliare pulisco gli occhiali.

La poesia ci salva la vita

Golfo di Salerno

“Ho bisogno del mare perché m’insegna:
non so se imparo musica o coscienza:
non so se è onda sola o essere profondo
o sola roca voce o abbacinante
supposizione di pesci e di navigli.
Il fatto è che anche quando sono addormentato
circolo in qualche modo magnetico
nell’università delle acque.
Non sono solo le conchiglie triturate
come se qualche pianeta tremante
partecipasse lenta morte,
no, dal frammento ricostruisco il giorno,
da una raffica di sale le stalattiti
e da una cucchiaiata il dio immenso.
Ciò che m’insegnò prima lo custodisco! È aria,
vento incessante, acqua e arena.
Sembra poca cosa per l’uomo giovane
che giunse a vivere qui con i suoi incendi,
e tuttavia il battito che saliva
e scendeva al suo abisso,
il freddo dell’azzurro che crepitava,
lo sgretolamento della stella,
il tenero dispiegarsi dell’onda
sperperando neve con schiuma,
il potere quieto, lì, determinato
come un trono di pietra nel profondo,
sostituì il recinto in cui crescevano
ostinata tristezza, oblio accumulato,
e bruscamente cambiò la mia esistenza :
diedi la mia adesione al puro movimento.”
Pablo Neruda

Golfo di Salerno

Tra illusione e delusione

Tra illusione e delusione… c’è lo
“stato di presenza”

Probabilmente le persone ci deludono perché tendiamo a caricarle di tante aspettative.
Indirizziamo la nostra energia verso qualcuno che risolverà finalmente i nostri problemi, non ci farà più sentire la solitudine, sazierà quella fame di attenzioni che ci portiamo da sempre.
Illusi e delusi.
La disillusione è dolorosa e per non sentirla ci proteggiamo con l’evitamento.
Si evita per staccare il contatto; solo che così facendo, ci procuriamo inconsapevolmente altro dolore. È un cane che si morde la coda.
Smettere di alimentare le aspettative su cose, persone o eventi è possibile se restiamo nell’esperienza così come è, osservandola, senza tentare di modificarla, senza il desiderio di ottenere benefici secondari.
Grazie alle relazioni interpersonali, da adulti, entriamo in contatto con parti diverse della nostra interiorità che si attivano come degli interruttori: quelle che giudichiamo belle e quelle per cui a volte proviamo vergogna e che vorremmo sparissero.
Riconoscere l’attivazione di queste parti in uno “stato di presenza” permette di creare una zona neutra in cui incontrarle, dialogarci, comprenderle e anche mediarle.
Non resteremo più delusi?
Forse si, ma per meno tempo: sicuramente consapevoli che non si può deludere nessuno che non sia già predisposto ad esserlo.
Emanuela

Caro diario

Testimone silenzioso e utile…

“Caro diario…
Oggi l’ho incontrato. Era con sua moglie…”

Le pagine di un diario raccolgono confidenze e segreti che non si possono dire a nessuno, dolori difficili da spiegare, stanchezze inconfessabili.


Qualche volta serve per fissare pensieri, progressi fatti, ripensamenti, decisioni, desideri.
In ogni caso, è un amico che non smette di voler bene, malgrado gli inevitabili difetti di chi lo tiene.


Nel diario si scrive senza alcuna censura.


Io ho perso il conto dei quaderni riempiti a mano e dalle copertine improbabili.
Ho scritto diari in varie fasi della vita e ancora oggi lo faccio.

Mi piace scrivere di sera quando tutti dormono e la casa è quieta.


Testimone silenzioso e utile; i fogli assorbono le lacrime, si strappano con facilità e, al bisogno, diventano coriandoli.
Se tieni un diario sai di cosa parlo altrimenti fai una prova e poi mi scrivi.

Festa della mamma

Spegnere la propria creatività e prendersi cura solo degli altri, mette nella dimensione di non ascolto interiore.
Spesso tiriamo fuori una forza sovrumana, tempo e coraggio, per correre in soccorso, tuttavia, come mai c’è poco tempo per noi?

Troppo facilmente dimentichiamo una piccola regola della felicità: si può dare solo quello che abbiamo e, quello che abbiamo, non è eterno, ha bisogno di essere continuamente generato e ri- generato.

Non si tratta di procedere nella vita per atti di egoismo.
Si tratta di fare spazio♥️

Oggi è la festa della mamma e io
voglio immaginare una donna capace di generare se stessa nella gioia e nel dolore.

Che sceglie di allevarsi e curarsi come un piccolo bambino. Si porti a giocare, a ridere.
Si regali un regalo senza sensi di colpa.
Si sieda sul divano a leggere, scrivere oppure, dormire, senza per questo sentirsi giudicata da qualcuno che ha deciso di non farlo.

Una donna che smette di lagnarsi per le colpe del mondo e decide di uscire dalla gabbia in cui si è imprigionata.
Che ami il suo viso e il suo corpo dopo ogni gravidanza e ad ogni età.

Io voglio immaginare una donna libera e liberata che genera se stessa quotidianamente, agente consapevole della meravigliosa avventura della co- creazione.

Una donna CREATTIVA nel suo lavoro, nella sua casa, con i suoi figli, nel mondo che la circonda.

Una donna respons- abile♥️

Vi lovvo♥️

Emanuela

Possiamo!

Possiamo sempre scegliere.

Scegliere di andare, di tornare, di restare.

Se preferiamo, possiamo anche pensare di non avere scelta, tuttavia, anche in questo caso scegliamo.

Si può dire “Si” e si può dire anche “No”.

Si può temporeggiare: “forse”,”vediamo”,”chissà”, “ci penso”, “lo farò”, “mi piacerebbe, ma”.
Possiamo chiuderci le porte alle spalle o, anche, lasciarle socchiuse.

Possiamo fare un passo, respirare, fermarci, tornare qualche passo indietro,
orientarci meglio, muoverci di nuovo.

Possiamo chiedere aiuto.

Scegliere è decidere e spesso non è facile.
Significa spostarsi, scomodarsi, domandarsi, tremarsi, tenersi, confortarsi. Credersi.

Ogni scelta contiene incognite e opportunità nella stessa misura. Abbastanza Imprevedibili.

Qualche volta ci vengono dubbi sulla nostra capacità di scegliere.

Capita.

Io, quando mi succede, vado al ricordo di me bambina. Avvertivo quel terrore sottile e, allo stesso tempo, fiducioso che la mia vita era depositata nelle mani dell’adulto;
poteva decidere se farmi mangiare oppure no, abbracciarmi, afferrarmi, o lasciarmi cadere, quando mi sollevava da terra e, per una frazione di secondo, mi lanciava in aria per farmi ridere.

Lì mi affidavo.

Affidarsi è tipico del cucciolo che dipende da un altro per sopravvivere.

(“Genitorializzarsi”, “adultizzarsi” permette di scegliere in piena consapevolezza, se sentiamo che, quella vecchia immagine di genitore interiorizzato, non ci ha trasmesso adeguata fiducia per la nostra vita…Per questo ci sono gli psicologi e gli psicoterapeuti).

Così, oggi mi affido al genitore di me stessa, sufficientemente adeguato, che sono diventata e scelgo imprevisti e opportunità insieme.

…E quando sento la bimba che è in me, un po’ tentennante, la rassicuro:

E lei si affida.
E ride.

Buona pratica di consapevolezza e di affidamento.
Buon viaggio!
Emanuela

Io, tu, noi

Quando scrivo intorno alla decrescita felice come percorso possibile di consapevolezza e felicità mi riferisco ad uno spostamento di focus che va dall’osservazione puntigliosa del proprio ombelico ,all’ampiezza di sguardo sull’intero panorama che include tutta la forma dell’esperienza personale.
Tutta.


Se così non fosse, secondo me, si rischierebbe di restare invischiati in un’immagine illusoria di sé dove ci si cristallizza, di nuovo, in un ruolo che va a braccetto con un’altra illusione, quella di essere finalmente “cresciuti”, gongolando dentro uno stato, mediamente raggiunto e gratificante per il nostro Io, che ha, tuttavia,  bisogno di fagocitare ancora il Tu.
Io, Tu, Noi, nessuno cresce da solo, non parliamo poi di decrescere!
Nei percorsi di felicità lavoriamo  per raggiungere obiettivi felici, nei percorsi di de-crescita felice si lavora sull’ essere felici…dentro.
La de-crescita, come percorso di consapevolezza, ha necessità di attraversare stati diversi di coscienza.


Ha bisogno di sperimentare un’energia diversa.
È un processo di ecologia della mente in cui scelgo, ad ogni respiro, di essere me insieme all’altro da me dove non ho bisogno di eliminarlo dal mio orizzonte per sperimentare la felicità dell’indipendenza.
Con la de-crescita si passa dal provare uno stato di empatia, per se stessi e l’altro, ad uno stato di compassione.


Il figlio, il compagno, la moglie, il marito o il datore di lavoro cessano di essere coloro  che mi rendono la vita impossibile semplicemente perché quella dinamica non è più la mia.
Trovo la strada verso un’ autenticità in cui non ho più bisogno di: “essere come…”, “fare come…”, ” piacere a…” “Imitare chi…”
È la strada del sacrificio (nel senso di “rendere sacro”) dove posso semplicemente essere.
Punto.
La decrescita viene dopo la crescita.

Ricevere e dare Reiki, energia di luce.



Foto dal web

Ricevere un trattamento Reiki significa entrare in una dimensione di salute e benessere, di realizzazione, che ha effetti su tutti gli ambiti della la nostra vita.

Il Reiki può accompagnare nelle cure mediche essendo un antidolorifico naturale.

Non si sostituisce alla medicina ufficiale,

Chi riceve è sempre vestito, non c’è manipolazione, le mani di chi opera sfiorano appena la persona. La percezione che si ha è di benessere e rilassamento profondo, condizione ottimale per attivare la propria capacità di rigenerazione, avere intuizioni utili, giungere a nuove consapevolezze.
Chiudere dei cicli dolorosi.

Chi dona entra in una dimensione meditativa e, attraverso la sintonia con l’energia, accompagna il ricevente nel medesimo stato.

Inizialmente sono necessari almeno quattro trattamenti perché il sistema corpo- mente del ricevente si abitui ad un nuovo “linguaggio”.

I trattamenti successivi aiutano a sciogliere eventuali blocchi fisici, emotivi, spirituali.

L’operatore Reiki non decide su cosa agire.

Reiki si può ricevere per tutta la vita ad ogni età e si può anche decidere di formarsi per imparare ad autotrattarsi, trattare gli altri, gli animali, il cibo, l’acqua.

Puoi integrarlo nel tuo lavoro oppure, con serietà e costanza, ne puoi fare una professione.

A gennaio due date per la formazione in presenza al primo livello

e altre due per avanzare nel percorso della tua crescita.

14 e 15 GENNAIO primo livello
28 e 29 GENNAIO secondo livello

A Velletri (RM)
presso lo studio Psicologico Polispecialistico Culturale Kaizen

e presso Creattiva studio di Gestalt counseling e atelier olistico.

Reiki sei tu che smetti di sabotarti.
✨Sei tu che ti orienti verso la luce✨

Buon cammino 👣
Emanuela Nanni Counselor professionista e Master Reiki metodo Usui.

creattiva- Emanuela Nanni- percorsi di felicità

Baby Boomer

Riflessione sul “maturare”.

Maturare non è sinonimo di miglioramento obbligato.
È possibile infatti, ad una certa età, impantanarsi in azioni o situazioni spesso guidate da emozioni contrastanti.
Qualcuno ha paura dell’età adulta e del mutamento che essa comporta.
Qualcuno sente tutta la tristezza dei treni persi.
Qualcun’altro sente rabbia e delusione verso relazioni ormai stanche accusandole di aver rubato i migliori anni della propria vita.
C’è qualcuno che è cristallizzato al tempo della propria adolescenza tanto da essere tentato di scommettere contro il tempo…Rischiando rovinose cadute.

Chiaramente ciò che si prova va rispettato, ascoltato e accolto, non represso, non giudicato.

Certo che, attualizzare il proprio sentire, le proprie emozioni, i propri sentimenti e sogni, i propri bisogni, allineandoli al momento presente è un vero percorso di felicità.

È un processo di evoluzione fatto di; accettazione, pacificazione, innovazione e scoperta, in grado di aprire nuovi e diversi scenari per cui, forse, vale la pena investire un po’…

Noi, Baby Boomer, corriamo il rischio di un certo disallineamento tra: corpo, mente, spirito.
Portiamo attenzione 😉
Con affetto
Emanuela ❤️

***Con il termine baby boomer (dall’inglese “appartenente al boom demografico dei bebè”) viene comunemente indicata una persona, di sesso sia maschile che femminile, nata in Nord America o in Europa tra il 1946 e il 1964, ovvero durante il periodo dell’esplosione demografica (boom) avvenuta in quegli anni, noto con il termine inglese di baby boom, che proseguì parallelo al boom economico registrato in questi paesi nel secondo dopoguerra.
(Web)

Il mestiere più bello del mondo

Il mestiere più bello del mondo…per me❤️

…Arriva con il “diario di pratica” in una mano e nell’altra un libro di poesie.
Siede e chiede di leggerne una perché lì dentro ci sono le parole sue.

È così che inizia l’incontro di oggi.

Legge.

Mi lascia entrare nel suo intimo mondo, fatto di suoni, di parole e, di pause da rispettare, in cui in gioco ci sono anche io, con il mio di mondo.

Parole, pause e silenzi miei.

Insieme creiamo uno spazio, una forma, in cui essere ciò che siamo.
Un tempo autentico in cui l’accettazione è reciproca.

Dove io sento, sulla pelle, che faccio il mestiere più bello del mondo.
Emanuela ❤️

Rilassamento e presenza


📌Una bella occasione per chi vive nella zona dei Castelli Romani.

Un percorso di felicità da fare insieme.

📌 Da Ottobre,
il mercoledì pomeriggio dalle 18.30 alle 20.00
Presso lo studio Psicologico Polispecialistico e Culturale “Kaizen” di Velletri in via Artemisia Mammucari, 26.

Una bella opportunità per conoscere, sperimentare ed integrare nel tuo quotidiano diverse pratiche di rilassamento, consapevolezza e crescita personale.

🧠 Equilibrio e Armonia ♥️
Mente, Corpo e Spirito fanno finalmente pace🙏🏻

Conosci cosa ti piace e cosa ti fa felice…
e poi… fallo🙂

Tonglen

Inspira la sensazione sgradevole espira inviando sollievo, pace e serenità…

Condivido questa bella meditazione che si chiama pratica del”mandare e ricevere”.
Personalmente la faccio quando tutto sembra”troppo”. Quando mi sento al centro di un ciclone. Quando ho difficoltà a lasciare andare esperienze dolorose.


L’ obiettivo è risvegliare l’empatia che a volte sopisce sotto una coltre di risentimento e dolore tornando a ri-sentirci “uno con il tutto”.


È certamente una pratica di consapevolezza. Un vero e proprio percorso di felicità!

Puoi farla al bisogno.


“Quante volte ci sentiamo dentro l’occhio del ciclone? Quante volte la sofferenza, la rabbia, il dolore ci pare insopportabile e che nessuno può comprenderlo?
Questa pratica consiste nel fare l’esperienza delle nostre sensazioni indesiderate per iniziare un percorso di  trasformarmazione collegandoci alla rabbia, paura, sofferenza degli altri.
Dopo aver assunto una posizione comoda per noi. Facciamo qualche respiro profondo e lentamente chiudiamo gli occhi
Quando affiorano le sensazioni dolorose le inspiriamo, aprendoci alla nostra sofferenza e collegandoci alla sofferenza di qualunque altro essere umano che condivida lo stesso sentire, dopodiché espiriamo inviando sollievo, pace, serenità, a noi e a tutti.”

Al termine, appena lo senti, apri gli occhi.


Se ti va puoi condividere in privato con me  le tue sensazioni rispetto al “mandare e ricevere”.
Ricordiamoci che sviluppare una buona empatia serve a noi per vivere meglio.


Questa pratica, in tibetano Tonglen, l’ho tratta dal libro ” Vivi nella bellezza- di Pema Chodron.


Buona pratica
Emanuela

Percorsi di consapevolezza, percorsi di felicità